Gatta europea, mesi 8. Cisti ovariche, piometra, neoplasie mammarie.
Alice è stata, e resta tuttora, un raro caso di totale assenza di risposta al supporto omeopatico.
Nel 2009, quando aveva all’incirca 8 mesi, presentò il suo primo calore. Il proprietario, residente in campagna e innamorato dei gatti, mi raccontò che avrebbe voluto farla accoppiare con un maschio ospite di un suo vicino e che, avendo a disposizione del gran terreno recintato, si sarebbe preso cura di tutti i cuccioli.
Ma le cose non andarono come sperato e i due gatti non consumarono. La gattina, inoltre, sembrava non uscire dalla fase dell’estro e dopo circa 20 giorni l’uomo decise di farla vedere da un veterinario. La diagnosi fu immediata: cisti ovariche e probabile piometra, che prevedevano la rimozione delle ovaie e forse dell’utero.
Sconfortato da quella notizia e indeciso sul da farsi, l’uomo mi contattò chiedendo se ci fosse qualcosa che avrei potuto fare.
Apparentemente sì, la materia medica omeopatica prevede un certo numero di rimedi capaci di indurre una vicariazione regressiva di queste patologie e ne avevo già fatto ricorso precedentemente, con successo.
Somministrammo alla gattina la terapia per circa un mese senza sortire alcun effetto. Fui io stesso a desistere e a suggerire al proprietario di procedere immediatamente con l’intervento chirurgico.
Circa un’anno fa l’uomo mi contatta nuovamente. Alice presenta dei noduli alle mammelle ed il veterinario ne suggerisce, naturalmente, l’asportazione. L’intervento non è però urgente, afferma, le due masse hanno la dimensione di un chicco di riso e volendo, potrebbe restare in attesa per verificarne la crescita.
Faccio naturalmente presente che ci troviamo di fronte a una patologia già di per sè di difficile risoluzione, ponendo l’accento sul fatto che la gattina si era mostrata anni prima refrattaria alle cure dolci. Volle provare comunque.
Suggerii una terapia incentrata su omotossicologici e organoterapici che spesso, in condizioni simili, si erano rivelate un ottimo supporto, rallentando l’evoluzione in gatte molto anziane e inoperabili.
Dopo circa 40 giorni il proprietario mi chiamò per riferirmi che alla palpazione i noduli apparivano più grandi, non proprio raddoppiati nelle dimensioni, ma sicuramente cresciuti.
Anche questa volta Alice non si smentì. Esortai l’uomo a procedere con l’intervento, attendere sarebbe stato inutile e pericoloso.
L’esame istologico non fu per nulla rassicurante.
Attualmente teniamo monitorata Alice e comunque, nonostante i precedenti, le somministriamo cicli di anti-omotossici mirati a stimolare la risposta immunitaria e a frenare l’evoluzione della patologia.