Gatta europea. Anni 13. Cardiomiopatia restrittiva.
Questa simpaticissima gatta deve alla determinazione del suo proprietario due lunghi anni di vita che, a causa di una diagnosi errata e superficiale, stavano per esserle negati.
Purtroppo i gatti, lo sappiamo tutti, sono animali asintomatici per eccellenza e per quanto si possa fare attenzione a microsegnali che possano indicarci un qualche loro malessere, spesso non basta.
Il proprietario mi raccontò come tutto ebbe inizio. Una sera, all’ora di coricarsi, Duchessa lo raggiunse nel letto distendendosi al suo fianco, come era solita fare. L’uomo notò subito qualcosa che non andava nella sua respirazione. Me la descrisse così: ad ogni inspirazione le si inarcava la schiena come se una forza invisibile le premesse ai lati della pancia, impedendole di dilatarla. Ma a parte il sintomo la gattina sembrava stare bene, aveva mangiato regolarmente, non si lamentava, e il proprietario non ritenne di correre subito al pronto soccorso. Al mattino la portò dal suo veterinario che, dopo una rapida visita, le fece una radiografia. La diagnosi fu un colpo al cuore. Un importante versamento pleurico, forse causato da un tumore, disse il medico. Non era possibile intervenire, si rendeva necessaria l’eutanasia.
Dopo un momento di confusione totale l’uomo ringraziò il veterinario, pagò il dovuto, e portò la gattina in una nota clinica veterinaria, per un secondo parere.
Una seconda lastra confermò il versamento, ma i medici proposero il ricovero per somministrare alla micia dosi massicce di furosemide, un diuretico, e aspettare almeno 24 ore per vedere come, e se, avesse reagito al farmaco. In caso contrario si rendeva necessaria la chirurgia, per indagare sulla causa del malessere. A posteriori, oggi sappiamo che con tutta probabilità non sarebbe sopravvissuta all’intervento a causa della patologia che da lì a poco sarebbe stata diagnosticata.
Il giorno successivo i medici informarono il proprietario che il diuretico aveva svolto un’azione troppo blanda e gli sottoposero il modulo da firmare per il consenso informato. Avrebbero voluto operare Duchessa. Fu a questo punto che l’uomo ebbe un’intuizione, sostituendosi di fatto ai medici veterinari. Chiese semplicemente di sottoporre la gattina a un esame ecografico (perché poi non ci abbiano pensato loro, ancora oggi non riesco a spiegarmelo).
Ed ecco come, poche ore dopo, tutto fu chiarito. Le immagini mostrarono con estrema chiarezza una dilatazione biatriale di grado severo, con distorsione delle valvole mitralica e tricuspidale. Il veterinario suggerì un’immediata toracentesi e la gattina tornò a respirare naturalmente. Durante il prelievo, il medico spiegò all’uomo che il liquido pleurico appariva giallo chiaro, caratteristico dei trasudati. Se fosse stato ematico la prognosi sarebbe stata peggiore. Dopo qualche giorno, una seconda ecografia mostrò un recupero dei diametri dell’atrio destro, mentre l’atrio sinistro appariva sempre dilatato sopra i limiti.
Quando la gattina si fu sufficientemente rimessa, fu sottoposta a ecocardiografia per ingrandimento atriale sinistro severo, aumento dei diametri telesistolici, versamento pleurico importante.
All’esame clinico lo specialista rilevò un itto aumentato e un ritmo di galoppo.
L’esame ecografico confermò un rigurgito mitrale grave, riempimento ventricolare sinistro pressioni aumentate.
La diagnosi: cardiomiopatia restrittiva.
La micia fu infine dimessa con una terapia a base di diuretici, digossina (digitale) e cardioaspirina. L’aspettativa di vita: dai due ai tre mesi.
Il proprietario, dietro suggerimento di un amico, mi interpellò, chiedendomi se fosse possibile intervenire su una patologia così grave.
Gli risposi che non potevo dare alcuna certezza, ma che indubbiamente una terapia mirata poteva migliorare la sua qualità di vita e con tutta probabilità regalarle qualche giorno in più.
Dopo aver visionato tutta la documentazione optai per alcuni rimedi unici, con un lieve supporto omotossicologico e organoterapico.
La materia medica omeopatica offre alcuni grandi rimedi di elezione per le malattie cardiache. Optai per Adonis Vernalis a bassa diluizione. Con Apis Mellifica e Carbo Vegetabilis cercai di stimolare un’azione diuretica e controllare l’affanno. Procedemmo con cicli molto lunghi alternati a brevi periodi di sospensione della terapia. Saltuariamente, iniezioni sotto cute di omotossicologici e organoterapici per ripulire e drenare il terreno dagli inevitabili depositi nocivi indotti dalla terapia chimica.
La nostra bellissima Duchessa visse due lunghissimi anni in condizioni fisiche invidiabili per una patologia grave come la sua. Quando decise di lasciarci lo fece con grande fierezza e dignità. La forza vitale la abbandonò in soli due giorni e si spense serenamente durante il sonno.